Molteplici le note che poteva far vibrare la rappresentazione di un BACCANALE, così come lo vediamo in questa prima stanza: il dio Bacco seduto su un carro trainato da caproni, il seguito di fanciulle, animali, fauni, ninfe, le scene di vendemmia…. Tali note potevano essere…. l’estasi, la liberazione dei sensi, l’esaltazione della componente misterica, la funzione propiziatoria, l’ebbrezza che spezza il soggettivo e riconcilia con l’armonia universale, la libertà estrema, o, all’opposto il prevalere del caos e dell’irrazionalità o il significato dell’uso  della maschera, presente sotto varie forme in questo rito, o il senso della presenza femminile, o la trasgressione( i Baccanali furono severamente proibiti da un senatus consultum a Roma nel 186 a.Ch.)….o ancora…. ancora tutte le valenze e sfumature di senso che, dal mondo antico, via via fino ai nostri giorni, e in tutti i campi( letteratura, arte, teatro, filosofia…) il dio Bacco-Dioniso ha assunto. Ma di tutte queste note, una sola è vibrata in Lia e, non a caso, quella più profonda, lontana, originaria, genuina, pura. A Lia ha parlato proprio il Dioniso greco delle origini, ( già chiamato con l’appellativo  bakkhos, e nel terzo secolo a.Ch. introdotto poi nel culto romano, dove, assunse definitivamente il nome di Bacco ,oltre a subire alcune variazioni nelle sue caratteristiche  ), cioè  la divinità arcaica, pare venerata prevalentemente in Beozia, forse addirittura straniera, proveniente dalla Tracia. Dioniso, il dio che era linfa, energia vitale della vegetazione, linfa che, durante i mesi invernali, si ripara nel mondo ctonio, sotterraneo, e poi torna a scorrere, all’inizio della stagione calda, fonte di nuova vita.

 Anche per Lia, c’è stata ORIGINE. Indipendentemente dal fatto che prima si possa ipotizzare un tutto caos  indifferenziato, o già  kosmos regolato da leggi  e fini assegnati da un qualcuno o da un qualcosa, ad un certo punto un evento grandioso è accaduto, una linfa speciale ha originato vita: delle Seminatrici hanno regalato un seme fecondo alla terra, il vortice di energie di potenti Pale Eoliche si è avviato, delle Radici hanno attecchito ,da un Albero Doppio della scienza del bene e del male è cominciata una storia, sono cominciate più storie, ( e andiamo subito con il pensiero a Persiani, Babilonesi, antichi Egiziani, a sacre scritture alla base delle grandi religioni monoteiste). Soffi diversi, ma tutti originatori di vita e di lunghi cammini. Proprio come la potente linfa di quel dio antico. E, già di fronte alle opere di Lia, presenti in questa sala, possiamo, “incontrare“(termine che userò più volte nel corso di questa presentazione…) anche alcune caratteristiche peculiari del suo operare artistico. Guardiamole, quelle radici…una due tre…,di sicuro le radici di Lia non si limitano a queste. Lia è incredibile nel dar vita alle sue creature per le quali mi piace usare il termine “ seriali”. Più volte l’ ho vista, partendo da una figura primaria, dare avvio a un effluvio di entità nuove, mutevolissime nei tratti, nei colori, nei materiali, nelle movenze, nelle atmosfere,…. eppur legate, anzi affratellate, da fili sottilissimi e non scindibili. Penso alle sue Danzatrici, alle Madri Terra, ai Pellegrini. E riguardiamo…A me sembra che quelle radici, se la tela venisse capovolta, potrebbero essere rami liberi nell’aria, perché sì, è come se anche fra quelle radici l’aria, scorresse, ed esse, sottili e leggere, potessero frusciare, muoversi, danzare. Levità: la troveremo dovunque e sempre nell’ opera di Lia Malfermoni. Così come, lievemente, non invasivamente, con profondo rispetto(E ,non sempre, anche da parte di artisti importanti, accade lo stesso) Lia, è entrata in questo luogo meraviglioso del passato, su cui- mi pare di potere dire-ha poi posato le sue opere, come foglie, come petali bellissimi, ma senza peso. In questo senso, a mio avviso, si deve interpretare  anche la scelta di non usare, per le opere, nemmeno le cornici, che potevano trasformarsi in carichi e limiti; quelle tele, all’opposto, fatte scendere in modo invisibile dal soffitto, in qualche caso, addirittura, hanno lievi ondeggiamenti, si muovono verso di noi, come ad accompagnare e guidare il nostro percorso. Io l’ ho provato in modo netto, ad esempio, all’ingresso della terza sala…Ci arriveremo.

 

Questa seconda sala, chiamata dei QUATTRO ELEMENTI, dove sono rappresentati, in chiave mitologica, la Terra, il Fuoco, l’Acqua, l’Aria, ci parla del rapporto, tutto nuovo, dell’uomo del Rinascimento con la natura: dalla conoscenza di essa, di per sé, al di là cioè, di ogni valenza metafisica e teologica, non può prescindere un qualsiasi percorso di formazione. La natura, ora,…. la si osserva, la si studia nelle sue leggi, si cerca di“ scrutarla” e, letteralmente a tale scopo, ci si impegna a produrre strumenti nuovi. Avrei voluto leggervi un brano, magnifico, in cui Galileo Galilei esprime la sua meraviglia e la sua commozione, nello” scrutare”, appunto, per la prima volta, la superficie lunare, con gli occhi artificiali costituiti dalle lenti del cannocchiale da lui costruito. Molto più delle mie parole, lui saprebbe dirvi dello sviscerato interesse, di più, ”amore”, per il mondo naturale, da parte dell’uomo del Rinascimento.

 E che cosa è ELEMENTO imprescindibile della conoscenza e dell’ORIGINE per Lia Malfermoni? La donna anzitutto, così fortemente presente in tutta la sua opera e questa volta direttamente collegata anche a quella donna lassù che rappresenta la Madre Terra e, come tale, è madre dai cui seni sgorga latte generoso. Ed ecco allora qui solo alcune delle numerose figure femminili di Lia. Ecco Flora, o Astra, l’ultima di un gruppo “seriale “ che ho avuto la fortuna di vedere nella sua interezza, ed è un’ultima che trova rifioritura e rigenerazione dopo un cammino di paura e di sofferenza. Accanto, alcune Creature della Notte, sorelle di tante altre, nel loro incedere misterioso e incessante .Ed ecco là l’alchimia, fonte di straordinarie energie, di quando la donna si fa Coppia con l’elemento maschile( perfetta la collocazione: figure forti ma solo leggermente posate, senza incombere, ancora una volta, in quel camino  meraviglioso che ci arriva da un tempo lontano). E non so se quelli che vediamo nella parete accanto, siano, davvero, come Lia ci dice, Mondi che si allineano… Io vedo, piuttosto, stille di acqua che scendono (a generare vita? a ristorare da seti distruttive?)…Ma per Lia, che vive ,come artista e persona, del “comunicare”, elemento fondante di vita e di conoscenza non possono che essere anche i Codici, gli elementi base delle scritture… Ed eccoli, sotto varie forme….Subito, con il pensiero, vado anche a quella forma di espressione artistica che a Lia è perfettamente congeniale: i “libri di artista” Del libro essi mantengono  alcune caratteristiche: la ri-legatura, la sfogliabilità, e, soprattutto, la  capacità di dire e dare, sì, anche quando non ci sono….parole…. vere e proprie. Spero che Lia decida di riproporli, così come ha fatto in una mostra di qualche anno fa, a Casa Cogollo a Vicenza: per il visitatore un viaggio stupefacente. E… “su questa pietra…” Pietra. Nella nostra terra qualcuno l’ha davvero profondamente amata: cercandola, misurandola, studiandola, disegnandola, accostandola, lavorandola con sudore e tenacia. A lui, al Palladio, alla sua pietra, ecco ,in questa sala, il meraviglioso omaggio  di Lia.

 

Delle QUATTRO VIRTU’, tutte umane (contrapposte, come vedete, al complessissimo ’ intreccio dei vizi degli dei,…e, a tale proposito, mi permetto di consigliarvi la visita guidata completa della villa, che, sicuramente può essere più esaustiva anche nell’accompagnarvi all’interno di queste intricate e, vi assicuro divertentissime, storie), Temperanza, Fortezza-Sapienza, Giustizia, Prudenza, rappresentate in questa terza sala, Lia ha colto il rapporto inscindibile, la CONNESSIONE necessaria e imprescindibile.

 Così scelgo questo ambiente per sottolineare un altro aspetto saliente dell’operare artistico di Lia: lo straordinario talento a cogliere e a rappresentare, appunto, connessioni. Al Filo Ombelicale che tiene unito ogni mondo con l’universo tutto, alle Sinapsi del cervello umano, alle trame complesse e necessariamente armoniche, che sostengono un’Opera Architettonica, ai giochi alchemici del Rame,… si presta perfettamente la “pittura a strati “di Lia. In essa, testimonianza, oltretutto, di un ricchissimo percorso di formazione partito da lontano, tecniche, colori e materiali di natura diversa ( pigmenti naturali, acrilici, oli, vernici industriali, cenere, asfalto, sostanze che miscelano e incollano  e trasformano, polveri d oro, carta e stoffe cucite, bagnate, pressate…) si sovrappongono, si accostano, si alternano o si mescolano, ma senza appesantirsi a vicenda mai, senza scontrarsi e opporsi, anzi, dandosi, sempre in levità ed eleganza, valenza reciproca e originando, spesso, prospettive inaspettate ed esiti bellissimi mai visti . Mi permetto di suggerirvi  di abbandonarvi, semplicemente, senza remore, alla personale ricerca dei segreti di questi magici ”incontri”, e al godimento estetico che essi vi regaleranno.

 

E, infine, ma lo diciamo solo …per ora, ecco l’ultima sala dedicata dalla scuola di Antonio Fasolo a ciò che, per il pensiero contemporaneo, è sintesi estrema e trova in sé tutte le sue ragioni di essere: la STORIA. Una storia fatta dagli uomini e per gli uomini, che vivono in un mondo reale, conoscibile, rappresentabile. Ed ecco…mulini e ville lungo corsi d’ acqua, contadini che tornano dal lavoro dei campi, pastori che suonano la zampogna, un concerto campestre, una carrozza ...: paesaggi familiari, vita vera. E, poiché nel Cinquecento è vita vera anche la guerra, locale o collegata ai grandi conflitti politico-religiosi…, ecco che il nobile Silvio Sesso vuole che siano celebrate le virtù militari della sua famiglia e, in particolare, la fedeltà di essa all’imperatore, attraverso le figure di due guerrieri in vesti romane, e poi facendosi ritrarre egli stesso come un cavaliere del suo tempo. E’ la sua figura-dimensioni imponenti, movenze decise, abbigliamento simboleggiante superiorità, piglio sicuro dell’uomo nuovo- a salutarci, sovrastandoci all’uscita di quest’ ultima sala.

Si copre gli occhi, raccolta in se’, invece, la Veggente di Lia: non vuole guardare, non vuole capire…oppure non ha bisogno degli occhi materiali, perché ha già visto tutto, ha già capito tutto, del presente e del futuro, e ora... basta… rinuncia a capire ancora, perché è tutto troppo difficile, troppo doloroso?

Non so, ma, certo, pur raccolta in sé, quella figura di donna ci attrae come una calamita, con una potenza espressiva senza pari. Ho visto più di qualcuno di voi, fermarsi un attimo, prima di avvicinarsi ad essa. Voglio dire una frase che ho appena sentito da una visitatrice” Sembra emani luce “.Pare anche a me, proprio così. Abbandoniamoci a questa luce, facciamo nostro il suo senso.

Dicevo prima “infine…per ora”. È vero sì, questa è l’ultima stanza lasciataci dal percorso propostoci dal Fasolo e dalla sua scuola. A onore del vero, trattandosi di un progetto non completato, probabilmente ci sarebbero stati anche altri momenti di iter pittorico. E il percorso della comunicazione artistica di Lia come e dove può avere fine? La risposta, inequivocabile, in alcune parole “rubate”. E, dall’autrice di esse, mi sia perdonato il piccolo “furto”…

IMPRESCINDIBILI INCONTRI

I Maestri, i luoghi ,gli affetti.

I materiali, la sperimentazione.

Le scoperte nelle prove costanti e continue.

Gli scambi, le letture.

Gli occhi per vedere e le mani che lavorano.

Le idee che si affacciano e si impongono.

……………

…………….

Tela, carta, filo. Cenere, argilla, carbone e oro.

Colore e segno-

Questi sono gli imprescindibili incontri che ritmano il mio respiro

 

Lia

 

Sì: tutto, a Lia, può parlare; tutto per lei può farsi sorgente di ispirazione e brama di dialogo; tutto nutre, in modo inarrestabile, il suo. respiro.

 

Così, il…..“respiro” di Lia non si ferma nemmeno in questa occasione; ci fa un altro dei suoi regali. Sulla sinistra, non appena usciti da questa sala, ci aspetta la Stanza del Segreto…un invito, forse, da parte dell’artista, a continuare il dialogo con lei, con la sua opera, nel segreto di… voi stessi. Credo di non centrare più; sì. le “comunicazioni”, gli “incontri” profondi richiedono, alla fine, silenzio e solitarietà. E’ ,tempo, perciò, che io mi ritiri in… buon ordine… Vi ringrazio molto, moltissimo, dell’attenzione che mi avete prestata. Sento che, insieme, abbiamo vissuto anche noi un,davvero felice, “incontro”.